Un libro che racconta la commovente storia di un genitore che ha perso il figlio a causa della droga e di come ha reagito per salvare altre vite

 

Mercoledì 12 aprile 2023, nell’aula magna del liceo Enrico Medi di Villafranca, ha avuto luogo l’assemblea d’istituto sul tema delle dipendenze attraverso la testimonianza di Gianpietro Ghidini.

Gianpietro è un ex-imprenditore e libero professionista, papà di Emanuele (Ema), un giovane tragicamente scomparso alla sola età di sedici anni dopo essersi gettato nelle acque del fiume Chiese, a Gavardo, in seguito a una festa con amici più grandi di lui.

Dopo la morte del figlio, Gianpietro decide di creare la Fondazione Ema Pesciolino Rosso, con lo scopo di aiutare i giovani ricordando a genitori e figli l’importanza del dialogo e incoraggiando i giovani a trovare la loro strada nella vita.

Gianpietro ha lasciato la sua testimonianza con oltre mille incontri in giro per l’Italia e con la pubblicazione dei libri Lasciami Volare ed Era tutto Perfetto.

Nel volume Era tutto perfetto Gianpietro ci racconta la sua commovente storia e la perdita del suo amato figlio partendo da quando era lui stesso solo un adolescente.

Era-tutto-perfetto
Era-tutto-perfetto

In questa autobiografia vengono descritti i suoi sogni di quando era ragazzo, il suo desiderio di aiutare le persone, le sue conquiste in ambito economico, la sua sensazione fasulla di poter avere tutto sotto controllo, le sue illusioni e false speranze, il voler stare sempre accanto alla sua famiglia, i suoi errori e soprattutto i suoi rimpianti.

Quando infatti Gianpietro parla di quel maledetto 23 novembre 2013 (data della scomparsa di Emanuele ), accenna il fatto che aveva visto in suo figlio qualcosa di diverso e che quel pomeriggio voleva parlargli, ma che per un impegno decise di rimandare la chiacchierata al giorno dopo, con la certezza che il giorno seguente avrebbe potuto farlo.

Qualcosa di diverso c’era, però, in Emanuele: era da un po’ in effetti che il ragazzo faceva uso di sostanze allucenogene.

Una cosa molto interessante di questo il libro è il fatto che gli avvenimenti siano raccontati da più punti di vista, in particolar modo da quello di Gianpietro, da quello di Serenella (moglie di Gianpietro e madre di Emanuele) e da quello di Emanuele stesso.

Nei capitoli in cui ci viene narrato cosa è successo alla festa a cui Emanuele era stato prima del tragico evento, è proprio Emanuele che ci spiega come l’unica cosa che riusciva a tirarlo su in quel periodo era quando si faceva di canne assieme ai suoi amici.

A quanto pare gli effetti di queste sostanze gli procuravano una sensazione molto bella, che gli nutriva l’anima e gli toglieva i pensieri strani che spesso tormentavano la sua mente.

Quell’ultimo periodo infatti era stato molto difficile per Emanuele e per la sua famiglia: suo padre si era allontanato da sua madre dicendo che aveva bisogno di tempo per pensare e che non la amava più.

Serenella stessa descrive quel lasso di tempo come un “periodo buio”: non aveva più le forze per badare ai suoi figli come prima e le mancava disperatamente suo marito. Gianpietro poi si rese conto dello sbaglio che aveva commesso e del fatto che amava davvero sua moglie, e in seguito cercò di riallacciare i rapporti con la sua famiglia. Purtroppo non fece in tempo a comunicare con suo figlio a quel 23 novembre.

Ora, però, Gianpietro può dire di aver recuperato il suo scopo e di aver salvato molte altre giovani vite grazie alla fondazione Ema pesciolino rosso.

Questo libro racchiude un messaggio importantissimo, quello di non dare nulla per scontato e di ascoltare e capire le persone che ci stanno davanti. Da queste pagine traspare il senso di colpa e l’amore di due genitori e la confusione di un adolescente smarrito. Questa storia regala anche speranza, la speranza che Gianpietro riesce a diffondere negli animi di genitori e ragazzi: quella che eventi così gravi non si verifichino più.

Valentina Matteu, 2L

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