Intervista con il social media manager Emanuele Riccomi: «Dietro un giornale ci sono professionisti che riprendono le dichiarazioni e le inquadrano in un contesto; su altri canali si trova la semplice dichiarazione che spesso ha l’unico scopo di catturare il consenso. Ma non sempre funziona»

 

Il giorno 16 febbraio la redazione Medi@vox ha intervistato il social media manager Emanuele Riccomi, che si occupa di comunicazione politica e, da marzo 2022, lavora nella segreteria di un assessore della Regione Lazio curandone la comunicazione.

— Riccomi, visto che lei ha iniziato nel campo dell’arte ma adesso si occupa di politica, come mai ha deciso di fare questo passaggio?

Riccomi. «La politica è sempre stata la mia grande passione. Ho però deciso di fare un percorso diverso da quello classico e quindi di dedicarmi alla materia che al liceo mi piaceva di più: la storia dell’arte. Ho poi lavorato all’interno di fondazioni e gallerie e ho curato mostre ed eventi. Mi sono reso conto che la parte che mi piaceva di più era la comunicazione e ho quindi deciso di prendere questo mio bagaglio di esperienze e di portarlo all’interno della politica».

— Che idea si è fatto della politica?

Riccomi. «Mano a mano che ci entro dentro mi rendo conto che è sempre più complicata. Ci sono due cose che bisogna sempre tenere a mente: la prima è che si parla di idee, e quando si ha un’idea e si trova qualcuno che la contrasta, si prova a difenderla “fino alla morte”. Per questo è difficile operare una distinzione tra ciò che è giusto e sbagliato quando si tratta delle proprie idee. L’altra è che è un mondo basato sulle relazioni e non c’è niente di più complicato al mondo di instaurare relazioni con le persone. A me continua a piacere, sia quando vinciamo che quando perdiamo e ogni volta, quando si perde, si riceve la spinta per andare avanti».

— Sul suo curriculum ho visto che ha fatto diversi Erasmus. Quanto sono utili le esperienze all’estero per aiutare una persona nella propria formazione?

Riccomi. «Credo che sia assolutamente fondamentale entrare in contatto con persone che la pensano diversamente da te, che hanno un background completamente diverso e parlano una lingua diversa. Guardare la realtà dal loro punto di vista è una cosa molto importante e aiuta a riflettere anche su te stesso, sulla tua identità, su quello che pensi. Uscire, viaggiare e conoscere persone che vengono da ambienti diversi è la cosa che ti può arricchire di più in assoluto».

— Una persona che non ha tante conoscenze nell’ambito della politica come può iniziare a informarsi meglio?

Riccomi. «Al momento il mondo dell’informazione in Italia non sta vivendo il suo periodo d’oro rispetto ad alcuni anni fa quando c’era un approccio diverso, non solo per quanto riguarda i metodi di informazione, ma anche riguardo alla politica stessa. In ogni caso, la differenza tra informarsi su un mezzo di informazione, come i giornali, o sui social è che dietro il primo ci sono professionisti che riprendono le dichiarazioni e le inquadrano nel contesto. Se invece prendi solamente quello che ha detto il politico o il partito, come spesso accade sui social, è chiaro che manca una parte. Quindi quello che vi invito a fare è cercare di informarvi anche attraverso mezzi diversi dai social. Bisogna poi mettere in discussione le dichiarazioni dei politici, non con il pregiudizio che questo vi sta dicendo sia una falsità, ma per capire il suo punto di vista e per cercare da altre fonti cosa pensano di lui gli altri partiti, di qualsiasi orientamento politico. È in questo modo che una persona riesce a farsi un’idea concreta».

Emanuele Riccomi
Emanuele Riccomi

— Recentemente alcuni politici sono andati sui social, come TikTok e Instagram, e sono diventati famosi anche per questo. Cosa ne pensa? È utile questo uso dei social da parte dei politici?

Riccomi. «Questo, ragazzi, me lo dovete dire voi. Loro sbarcano sui social per parlare con voi, per mandare i propri messaggi a voi».

— Siccome i social sono sempre più popolari, io credo che siano un ottimo strumento di propaganda. È raro ormai trovare gente che legge i giornali, è molto più facile andare sui social, che sono la cosa più diretta che posso avere.

Riccomi. «Il mio punto di vista è che, secondo i giovani, la cosa più divertente che si può trovare online sono i meme. E capita molto spesso che politici, anche molto famosi, sui social non abbiano i voti perché vengono messi in ridicolo per qualcosa che hanno detto o che hanno fatto. Le due cose sono correlate: io posso anche avere tante visualizzazioni o tanti follower che mi seguono soltanto per aspettare una mia gaffe o qualcosa su cui ridere, e non per le mie idee o ciò che io penso.
Ma il messaggio che vogliono trasmettere passa veramente? L’obiettivo politico alla fine è quello di essere votati. Quindi, se sei andato su TikTok o Instagram per intercettare il mondo giovanile e gli studi ti dicono che effettivamente, rispetto alle elezioni precedenti, l’apprezzamento dei giovani è salito, allora hai avuto successo. Se però il numero di visualizzazioni non corrisponde con il numero dei voti dei tuoi elettori, evidentemente non è stata una mossa azzeccata. È questo che bisogna sempre considerare: la comunicazione deve avere sempre un obiettivo».

— Cosa ne pensa del fatto che alcuni politici tendono ad aggrapparsi a qualunque tema pur di fare campagna elettorale?

Riccomi. «Il modo in cui è posta la domanda contiene già la risposta. Allo stesso modo ci si può chiedere perché adesso vanno tanto forte i leader mentre in passato venivano maggiormente considerati i partiti? Perché i partiti erano in grado di veicolare delle idee che riuscivano a coinvolgere le persone, e i leader piano piano iniziarono ad incarnare queste idee. Tutti avevano un forte messaggio ideologico in cui le persone potevano riconoscersi. Siccome adesso questo non c’è più, riesce ad avere la meglio chi si impone a livello mediatico».

— Qual è il rapporto tra preparazione culturale e sistema di comunicazione? Ci sono canali diversi a seconda della fascia a cui si parla?

Riccomi. «Ognuno può essere raggiunto attraverso un canale diverso. Se so che i giovani non leggono i giornali e il mio politico vuole scrivere una lettera ai giovani, non contatterò il direttore di una testata giornalistica, ma cercherò di capire quali sono i social più usati, oppure penserò a un passaggio pubblicitario durante un programma che una determinata fascia di popolazione guarda. Questo lavoro viene fatto anche in base ad un target culturale».

– Una sua considerazione finale?

«Cercate sempre di approfondire e non prendete mai per buono al 100% niente che vi venga detto. Studiate bene tutte le materie; vi assicuro CHE torneranno tutte utili, perché stare a scuola e studiare significa avere gli strumenti utili per poter interpretare quello che vi circonda».

Sofia Franzoni, 3M

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